TAV
Il trasporto di persone e merci in maniera rapida è un obiettivo che deve essere raggiunto ma è davvero questa la strada da percorrere?
La Tav è una delle grandi opere sempre iniziate ma mai concluse che affliggono il nostro Paese.
I lavori iniziarono ormai una ventina di anni fa e doveva essere un nuovo snodo necessario al passaggio di merci che transitano quotidianamente tra Italia e Francia.
Il progetto fortemente voluto dall'Unione Europea e in parte da essa finanziato doveva ampliare la vecchia ferrovia che lega Torino a Lione.
Il progetto ha come scopo principale quello di superare le debolezze della linea Frejus inaugurata nel 1871 e aumentare il trasporto su rotaia per andare ridurre il trasporto su gomma che ad oggi rappresenta il 90% del trasporto merci effettuato in quell'area.
Il problema principale è derivato da una parte dai lunghi tempi di realizzazione che hanno reso la tecnologia che doveva essere utilizzata inefficiente e non più valida e anche il forte impatto ambientale e sulla salute che il traforo di montagne porta con sé.
Vi sono in Italia, in linea con la nostra visione campista da tifoseria calcistica, due visioni estreme e diametralmente opposte tra chi sostiene che il tratto ferroviario si debba fare senza se e senza ma e chi, sopratutto nelle zone che subiranno in prima persona l'impatto di cui sopra, si schiera contro la costruzione dell'alta velocità definendolo un progetto senza scopo che procura più guai che benefici.
Noi invece preferiamo analizzare bene la situazione prima di poter sputare sentenze che non hanno riscontro nella realtà per questo non è possibile non tenere conto dei pro che ci sarebbero nella costruzione di un nuovo metodo di trasporto delle merci, primo fra tutti la riduzione del trasporto su gomma che oltre ad essere più pericoloso è anche più inquinante rispetto al trasporto su rotaia.
D'altro canto è indubbio che bucare altre montagne non può e non deve essere la soluzione, crediamo quindi sia più impellente il problema legato al trasporto interno di passeggeri e merci dove vengono evidenziate in maniera cristallina le disuguaglianze infrastrutturali presenti tra regioni e tra diverse parti della penisola.
Quindi se da una parte è necessario pensare allo sviluppo e alla crescita sia infrastrutturale che produttiva dell'Italia dobbiamo anche pensare a quali costi questo sviluppo ci mette davanti.
Trasferire invece la propria attenzione verso problemi reali che viviamo tutti noi tutti i giorni potrebbe essere un modo per unire rispetto della vita umana e ambientale e sviluppo produttivo e industriale.
Investire sul sistema di trasporto su rotaia superando situazioni tragicomiche di realtà con stazioni a uno o al massimo due binari, potenziare l'alta velocità interna per permettere uno spostamento agile e veloce tra le diverse parti dell'Italia, ad esempio Nord e Sud e soprattutto creare rami di collegamento tra le campagne e le città di modo da razionalizzare il trasporto di merci e dare un senso di unica comunità a tutti quei cittadini che si trovano in una posizione che molto spesso li isola controvoglia e in qualche modo li ghettizza.
Questo noi chiediamo come Nuova Voce Ecologista, un adeguamento del progetto TAV alle esigenze nazionali che non sono più lo sviluppo di un sistema di commerci estero ma il trasporto del prodotto interno, potenziare le infrastrutture interne per permettere la creazione di nuovi posti di lavoro e sostituire i treni regionali vecchi di 30 anni con nuovi modelli realizzati secondo i nuovi standard di efficienza e consumo di carburante.