La riforma del nulla
La riforma costituzionale tra populismo e disinformazione
Il 20 ed il 21 settembre, gli italiani saranno chiamati alle urne per scegliere se approvare o respingere la legge di revisione costituzionale che prevede la riduzione del numero dei parlamentari, da 945 a 600. Il cosiddetto “fronte del Si” ha un appoggio praticamente bi-partisan, dal Movimento 5 Stelle, padre spirituale della riforma, alla Lega di Salvini, passando per il Partito Democratico, che inizialmente aveva votato contro alla riforma penta stellata. Il “fronte del No” invece è pressoché sostenute da pochissime forze politiche rilevanti, Italia Viva di Renzi, Azione di Calenda, che non esprime nessun parlamentare, ed altre residue organizzazioni extra-parlamentari.
Ma quali sono le principali ragioni del “Si”? Principalmente sono tre, il risparmio, la velocizzazione del processo legislativo e il portare la rappresentanza parlamentare al livello europeo.
Per quanto riguarda il risparmio, Luigi Di Maio nel 2019 affermò che con un taglio simile si sarebbero potuti risparmiare mezzo miliardo di euro a legislatura, dato ovviamente contestato da una lunghissima lista di economisti, tra cui Cottarelli, e istituti di ricerca, che hanno stimato un risparmio effettivo attorno agli 85 e i 200 milioni a legislatura. Sono cifre che per quanto possano sembrare importanti, sono del tutto irrisorie se paragonate alle cifre del bilancio dello stato italiano. Se paragoniamo un risparmio per eccesso di mezzo miliardo di euro ogni cinque anni, con gli oltre 2500 miliardi di debito pubblico italiano abbiamo l’evidenza di quanto siano necessarie misure ben più incisive per risollevare l’economia nazionale.
Il secondo punto che i promotori del “Si” mettono sul piatto, quello della velocizzazione del processo legislativo, si basa sul presupposto che, tagliando il 36% dei parlamentari, il parlamento opererebbe molto più celermente e con maggiore efficienza. A questo punto c’è da chiedersi come possano, nel Regno Unito, anche solo approvare una normativa stradale considerando che il parlamento britannico conta oltre mille parlamentari. In Italia c’è un problema serio per quanto riguarda la velocità del processo legislativo, ma non è causato dal presunto numero eccessivo di parlamentari, la causa ha un nome ed un cognome ovvero “bicameralismo perfetto”. Il nostro parlamento possiede due camere che lavorano allo stesso modo, dilungando enormemente il processo legislativo, una soluzione efficace sarebbe quella di riformare le due assemblee parlamentari sul modello degli altri paesi dell’Unione Europea, in cui la camera alta, il nostro senato, diventa un organismo garante che approva o respinge le proposte di legge discusse nella camera bassa, la nostra camera dei deputati.
L’ultimo punto, “portare la rappresentanza parlamentare italiana ai livelli europei”, è senza dubbio uno dei punti più assurdi, il nostro paese è effettivamente il paese che in Europa ha il numero più alto di parlamentari, ma è un numero proporzionale alla popolazione. L’Italia è il terzo stato europeo per popolazione, attualmente nel nostro parlamento abbiamo un deputato ogni 96.000 persone, ed è un ottimo livello di rappresentanza tra le prime in Europa, con la riforma ed il conseguente taglio dei parlamentari avremo un parlamentare ogni 156.000 persone, gli ultimi in Europa per rappresentanza popolare. C’è anche un’ulteriore fattore di differenza tra il nostro paese, e gli stati europei con popolazione maggiore e un minor numero di parlamentari, la Germania ad esempio, molto citata negli slogan pro-riforma, possiede un numero di parlamentari inferiore a noi, ma la natura dello stato tedesco è diametralmente differente rispetto alla natura dello stato italiano. La Germania, infatti, è uno stato federale, di conseguenza vi è una minor rappresentanza parlamentare a livello nazionale, a fronte di una maggiore rappresentanza ed autonomia a livello locale. L’Italia è uno stato centralista, con alcune e limitate forme di autonomia regionale, assolutamente non comparabili con il sistema tedesco.
La riforma nel suo complesso è estremamente semplice, troppo semplice, si tratta di una semplicistica riduzione in termini numerici della composizione dei membri del parlamento, non interessa in alcun modo il sistema legislativo ed i suoi difettosi funzionamenti. Ma ovviamente lo spirito della riforma non è quello di andare a cambiare o anche solo migliorare il nostro sistema politico, si tratta solo di cavalcare l’onda dell’indignazione e lo sdegno dei cittadini, legittimo, verso la classe politica e dirigente del paese, percepita come parassitaria e inefficiente. Tutti i partiti politici maggiori si sono espressi a favore della riforma per non passare come “i difensori della casta”, anche quei partiti che da anni governano e hanno governato questo paese nel peggiore dei modi, questa riforma non guarda al futuro delle prossime generazioni, ma agli interessi a breve termine dei soliti gruppi politici in cerca di consenso elettorale. Questa è una riforma che oltre ad essere profondamente inutile, sacrifica la rappresentatività dei nostri territori e dei cittadini italiani sull’altare degli interessi politici di pochi nel nome dell’anti politica e del consenso elettorale a buon mercato. In molti pensano di votare “Si” spinti dalla volontà di cambiamento, dalla speranza che dopo questa riforma ve ne siano altre che possano riforma davvero il nostro sistema, in molti sperano che questa riforma, magari non perfetta, sia l’inizio di una nuova “stagione delle riforme” per il sistema Italia, ma quelle riforme non ci saranno, non con quei partiti, non con questa classe dirigente, miope ed incapace di affrontare le sfide del domani. Se si vuole cambiare le regole del gioco, sei si vuole davvero cambiare il sistema paese, occorrono riforme ben più incisive di un populista taglio “alla casta”.
Nuova Voce Ecologista rifiuta e osteggia il contenuto, scarso, e lo spirito di questa riforma, questo referendum non è, e non deve essere, un plebiscito sul governo in carica, come molti personaggi politici, più o meno velatamente, fanno intendere, noi rifiutiamo questo utilizzo strumentale ed elettoralistico della costituzione e dell’istituto referendario. Il nostro movimento, seppur minoritario, non ha paura di sostenere il fronte del “No”, e non ha paura di invitare tutti i cittadini, soprattutto i giovani, ad andare a votare e a votare contro questa riforma, una riforma contro di loro e contro le future generazioni.
Vogliamo cambiare il paese? Allora cambiamolo davvero! Cambiamo le regole del gioco e creiamo assieme una nuova Italia.