Ius Soli

Garantire la cittadinanza a chi nasce sul territorio permetterebbe di risolvere molte delle problematiche sociali legate al fenomeno dell'immigrazione

Ius Soli

La tematica dello ius soli è molto presente nel tessuto sociale italiano a causa della cosiddetta emergenza sbarchi o migranti. La prima cosa da capire è effettivamente cosa comporti l'attuazione dello ius soli (diritto del suolo) o dello ius sanguinis (diritto del sangue).

Sin dall'unificazione italiana il nostro paese ha sostenuto l'idea che per essere cittadini della nazione bisognasse avere la cultura degli antenati che passa attraverso il sangue per l'appunto di uno dei due genitori, questa scelta diventa ancora più importante per lo stato italiano nel momento delle grandi migrazioni di cittadini italiani verso gli Stati Uniti, l'Europa o il Sud America alla ricerca di una vita migliore.

Infatti grazie al diritto del sangue chiunque nasca fuori dal territorio dello stato è in ogni caso appartenente alla comunità tramite le conoscenze ancestrali che scorrono nelle vene di ogni buon italiano.

Il più importante esempio di applicazione dello ius soli invece ci viene fornito dagli Stati Uniti d'America dove si è riconosciuti come cittadini nel momento in cui si nasce senza che la cittadinanza dei genitori possa inficiare tale possibilità.

In Italia è già presente una proposta di legge che punta ad un altro tipo di conferimento della cittadinanza non basato nè sul sangue nè tantomeno sul suolo ma sulla "cultura"; infatti secondo questo modello l'ottenimento della cittadinanza è subordinato all'aver completato un ciclo di studi prima del compimento dei 12 anni, questa nuova concezione trova che la cittadinanza di un Paese non sia legata  tanto al sangue del popolo o al territorio che viene identificato come appartenente allo stato ma al livello di cultura che può essere assimilata durante il periodo scolastico.

Per quanto il modello dello ius culturae sia più accettabile rispetto alla nozione ottocentesca del "sangue dei padri" noi riteniamo che il modo migliore per affrontare una questione delicata come la cittadinanza sia il diritto del suolo, infatti la riforma renderebbe meno complessa e precaria la vita di decine di migliaia di bambini che vedono il loro permesso di soggiorno e quindi la continuazione della propria vita su suolo italiano legato al permesso di soggiorno dei familiari che nella maggior parte dei casi è limitato dalla presenza di lavoro.

Inoltre garantendo il diritto di essere italiani a chiunque nasca sul nostro territorio è più probabile la partecipazione e l'interessamento fin dalla tenera età alla crescita del paese, altro fattore importante sarebbe poi l'aumento del livello di integrazione sia del bambino straniero ma anche di tutta la sua famiglia che sentendosi parte accettata della comunità porterebbe alla riduzione dell'effetto ghettizzazione a cui sempre più spesso siamo costretti ad assistere in tutte le città.

In questo periodo storico siamo sempre più bombardati da toni emergenziali riguardo la questione migratoria tra chi parla di invasione e chi se ne lava le mani, l'applicazione dello ius soli andrebbe a raddrizzare il tiro sulla questione andando a colpire nella parte che solitamente viene nascosta davanti al fumo di teorie complottiste di sostituzione etnica, ovvero l'integrazione e la partecipazione alla vita politica e produttiva dell'Italia da parte di tutti quei migranti che sono oramai di seconda generazione ma non possono esprimere le proprie opinioni perchè non sono abbastanza italiani anche se si trovano sul territorio dalla nascita.

Solo in questo modo si potrebbe applicare la soluzione giusta e umana alla parte più pressante del problema e per questo Nuova Voce Ecologista sostiene attivamente l'approvazione della legge sul diritto del suolo che vada a superare il concetto arcaico di patria come terra dei padri e lo trasformi in patria come luogo di formazione, partecipazione e sviluppo personale sociale e nazionale.